Titolo: Jealousy
Autore: adolescent »
Personaggi: Il cast di TVD, nuovo personaggio
Raiting: Giallo ùù
Avvertimenti: ma quanto sono brava? già vi posto il nuovo capitolo u_u
sì, Ian è il solito stronzo, la mia domanda è: CAMBIERA' MAI? ò-ò
con il tempo si verrà a scoprire che molte volte le sue azioni sono spinte dall'orgoglio, come ad esempio il finale di questo capitolo.
Nel prossimo capitolo finalmente ci sarà solamente Paauul, l'eroe che salva la situazione (:
Ottavo capitolo.Up and Down.Non c’era nessun rumore intorno a me, solamente un’allegra canzone francese di sottofondo a volume molto basso.
Mi girai a pancia in su e mi stropicciai gli occhi.
Li aprii leggermente, ma furono subito colpiti dalla violenta luce del giorno che filtrava dalla grande finestra vicino al letto.
“Ehi, dormigliona” mi salutò Nina, appena uscita dal bagno, in accappatoio e turbante.
Riaprii gli occhi e la guardai frastornata.
“Nina” biascicai in risposta mettendomi seduta a gambe incrociate sopra il letto.
“Allora?” mi chiese con i suoi occhi scuri che brillavano curiosi, mentre si metteva una crema idratante sulle gambe.
“Allora cosa?” chiesi guardandomi intorno in cerca del mio cellulare.
Appena finì di mettersi la crema, infilarsi dei jeans e una maglia saltò sopra il letto con un cuscino in mano.
“Mi metti paura così, Nina!” dissi fingendomi impaurita.
Lei in risposta mi guardò con sguardo trionfante, “dimmi cosa è successo ieri sera o ti uccido!” esclamò.
Scoppiai a ridere, “cosa vuoi sapere esattamente?” le chiesi continuando a ridere.
“Non scherzare” urlò ridendo anche lei e sbattendomi il cuscino su una spalla.
Infine si mise seduta a gambe incrociate, “Raccontami di te e Paul!”
Ci pensai un po’; la serata era stata tranquilla e divertente. Non era successo niente di eclatante o di importante.
“Siamo stati un po’ a parlare in un pub e poi a passeggiare per delle stradine della città, è veramente molto bella, sai?”
“Non cambiare argomento” mi disse socchiudendo gli occhi in due fessure.
“Non potrei mai” le risposi divertita alzando le mani in segno di resa.
Lei mi fissò con occhi speranzosi, avevo capito cosa voleva sapere.
“..Comunque no, niente baci. Solo uno sulla guancia davanti alla nostra camera per salutarlo” aggiunsi.
“Ma..?!”
“Ma.. mi sono divertita” dissi aggiungendo un sorriso incoraggiante.
“Che hai intenzione di fare?” mi chiese cambiando tono di voce, non c’era da scherzare ora e l’aveva capito.
“Si vedrà. La cosa certa è che non voglio stare male per Ian” dissi decisa.
“Grande” e mi abbracciò calorosamente.
Quella ragazza era veramente fenomenale.
Mi vestii velocemente e uscii dalla stanza insieme a Nina.
Una volta fuori notai solamente Zach appoggiato ad una colonna avorio e Ian seduto su una poltrona bourdeax con una faccia assonnata, di chi aveva dormito poco, e si guardava in giro.
“Gli altri?” chiesi.
Ian fece finta di niente, come se io non avessi nemmeno aperto bocca, mentre Zach educatamente mi rispose sorridente.
“Non si sono ancora svegliati, ma tanto oggi non abbiamo nulla da fare quindi la prendono tutti con comodo” mi spiegò educatamente.
Annuii e abbassai lo sguardo.
“Secondo me, Zach, voleva sapere di Paul” disse Ian con tono acido.
Arrossii visibilmente e spalancai gli occhi. Che significava quella frecciatina?
“No, la mia domanda era generica” risposi dura guardandolo negli occhi e non l’avrei dovuto fare perché il suo sguardo di disprezzo fu una pugnalata al cuore. Mi ritrovai ad abbassare lo sguardo di nuovo.
Mi stavo sentendo a disagio, non capivo bene il perché, ma Ian mi stava facendo agitare. Non capivo nemmeno cosa voleva ed era strano dal solito. Aveva qualcosa che non andava.
In più Zach mi aveva fatto venire in mente che oggi tutti loro non avevano nulla da fare perché potevano preparare le valige e fare un giro turistico della città, infatti la mattina successiva saremmo partiti per Atlanta e quella sua faccia, da chi non aveva dormito, non si spiegava molto.
Presi coraggio e alzai lo sguardo. Il più grosso errore della mia vita perché lui mi stava fissando, ancora duramente.
Fortunatamente arrivò in mio soccorso Nina che mi prese per mano e fece segno a Ian di alzarsi.
“Vogliamo stare qua a fissarci o andare a fare colazione?” chiese sarcastica.
“La mia pancia brontola” fece notare Zach.
“Anche la mia, sinceramente” riuscii a dire una volta ripresa.
Ian rimase zitto per tutto il tempo.
Una volta arrivati nella sala dove avremmo fatto colazione prendemmo un tavolino un po’ nascosto da alcune piante, non potevano stare sereni nemmeno lì.
“Posso prendervi io qualcosa, così non vi fate notare da nessuno” dissi cortese.
Nina guardò dietro di me e poi riportò l’attenzione sul mio volto.
“Ehm, credo sia troppo tardi”
“Perché?” chiese Zach sporgendosi nella stessa direzione dove poco prima stava guardando Nina.
Lei non rispose.
“Oh, vedo” aggiunse.
Mi voltai e notai due ragazzine che li guardavano imbambolate. Mi venne da ridere, come faceva certe gente a non vergognarsi?
Capisco che erano delle fan e amavano quei ragazzi, ma io ad esempio non avrei mai avuto il coraggio di fissarli in quel modo.
Ian non si era interessato alla nostra conversazione e si alzò senza dire nulla dal tavolo diretto al carrello dei piatti e delle posate. Lo osservai per tutto il suo tragitto e fu più forte di me, mi stava facendo agitare.
Mi morsi il labbro nervosa.
Non potevo stare sempre male per lui, in più l’avevo promesso a Nina; io mi dovevo fare la mia vita, senza curarmi dei suoi capricci.
Infatti non capivo, era il mio migliore amico e doveva volere la mia felicità, invece prima mi stuzzicava facendomi soffrire, ora era arrivato ad usare l’indifferenza e non c’era cosa peggiore.
Lo seguii al carrello e una volta alle sue spalle mi alzai in punta di piedi per sussurrargli all’orecchio, “Che hai?”
Lo affiancai e presi anch’io un piatto con delle posate.
“Che ti importa? Continua a farti i tuoi comodi, tranquilla” rispose con voce apatica, senza sentimento.
Mi fermai immediatamente e lo guardai sconcertata sbattendo più volte le palpebre.
“Cosa?”
Non mi rispose e senza guardarmi si diresse verso il tavolo delle frittate.
Lo seguii immediatamente, ora alimentata da un fuoco che mi era cresciuto dentro.
Lo bloccai per un braccio facendolo girare verso di me, “Continuo a farmi i miei comodi? Ian, ma ti senti quando parli? Anzi, no, mi correggo, ci pensi prima di parlare? Io mi sto annullando per te, sono venuta qui dopo che tu mi hai praticamente costretta a venire per fingere di essere la tua ragazza e per far ingelosire Natalie e ora mi dici di farmi i miei comodi con quel tono?”
“Puoi abbassare la voce? Ci stanno fissando tutti” disse, guardandomi quasi disgustato.
Spalancai gli occhi, prima non credendo alle mie orecchie, poi quando metabolizzai il tutto lo guardai fulminandolo.
“Ma vaffanculo, Ian” gli dissi spingendolo via da me.
Me ne andai senza guardarmi indietro e trattenendo le lacrime. Che avevo fatto di male questa volta?
Salii in camera sbattendo la porta con forza e mi buttai sul letto.
Iniziai a piangere, a piangere tutte le lacrime che avevo in corpo finchè la porta della camera si aprì.
“Vattene, Nina, non voglio parlare con nessuno” dissi tra un singhiozzo e l’altro.
“Non sono Nina” disse una voce maschile.
Mi asciugai gli occhi e rimanendo distesa mi girai con il volto verso il ragazzo che era appena entrato.
“Zach?! Che ci fai qui?” gli chiesi con voce nasale.
“Mi ha dato le chiavi Nina, ha pensato che forse ti andava di sfogarti con me, invece che con lei. Ormai il suo pensiero lo sai” mi spiegò.
“Sì, ma è difficile fare come dice lei” e nascosi il viso nel cuscino.
“Tu e Ian vi conoscete da tanto?” mi chiese dopo un po’ di minuti di silenzio.
“Da quando eravamo piccoli”
“Wow, e come è stato il vostro rapporto?”
“Fantastico, fino a che il mondo del cinema non l’ha portato via” risposi acida.
“e tu ci stai male” continuò.
Mi alzai mettendomi seduta a gambe incrociate di fronte a lui e tirando su con il naso.
“Il fatto è che ormai per lui non sono più niente, appartengo al passato e sono solamente una persona che può sfruttare. Sa che io farei di tutto per lui e sono pronta a fargli qualsiasi favore, ma credevo che essendo mio amico si sarebbe curato dei miei sentimenti. Sto pensando di ritornare a Convigton, ho bisogno di ritornare a casa, di staccarmi da lui, di andare a casa dei miei amici e sfogarmi..” ero talmente presa dal discorso che avevo anche smesso di respirare.
“..anche se lo sto già facendo con te e grazie” aggiunsi sorridendogli.
“Non preoccuparti, ogni amica di Ian è amica mia, in più c’è da dire che sei anche molto simpatica” disse spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Mi aiuteresti a fare le valige? Domani voi prenderete il volo per Atlanta e io per Convington” gli spiegai.
“Sicura? Non vuoi mettere le cose a posto con Ian?”
“No, credo sia impossibile. Insomma, ogni volta che ci parlo va a finire che ci soffro e non voglio più soffrire per lui, non merita il mio dolore”.
“Io credo, ma è solamente una mia supposizione, che lui sia geloso di Paul. Ieri sera è rimasto in terrazza fino al suo rientro e quando è tornato lo ha riempito di domande e ci è uscito anche un battibecco”.
Lo guardai sconvolta, non credendoci.
“Stai dicendo sul serio?” gli chiesi.
“Secondo me e Nina è così, ma lei non vuole dirtelo perché sa che ci staresti anche peggio..” immediatamente si fermò tappandosi la bocca.
Io scoppiai a ridere divertita.
“Tu sputtani sempre tutto, giusto?”
“Mi capita” rispose anche lui ridendo.
Scesi dal letto iniziando a raccogliere i vari vestiti sparsi per la stanza, era veramente un casino. Io e Nina non potevamo stare di stanza insieme, ormai era diventato un campo minato.
“Comunque non mi importa, il problema è suo” dissi piegando i vestiti raccolti.
“Sicura?”
Ci pensai un po’ su, “No, ma è meglio così” dissi infine continuando a mettere a posto.
“Ehi, ti avevo chiesto aiuto se non ricordo male” aggiunsi poco dopo tirandogli delle calze rosa.
“Solo se questo pomeriggio vieni con tutti noi a fare shopping, pare che Candice abbia piani bellicosi” disse sogghignando.
“Va bene, ma lo faccio solo per farmi aiutare” dissi scherzando.
E grazie a lui passai una mattinata ridendo e scherzando.
Alle tre ci incontrammo tutti nella hall dell’albergo e mi venne l’idea di portare con me la macchinetta fotografica per immortalare i bellissimi paesaggi di quella città. Candice non stava più nella pelle, sembrava una bambina piccola il giorno del suo compleanno.
Io, Nina e Kayla la guardavamo ridendo mentre lei osservava tutte le carte di credito che aveva nel portafoglio con occhi sognanti.
“Comprerò tutto” diceva saltellando.
Scattai qualche foto anche lì, mentre aspettavamo che Michael e Ian scendevano.
Appena arrivarono feci finta di niente, non volevo guardarlo e soprattutto non volevo dargliela vinta. Me ne ero andata mandandolo a quel paese e di sicuro non sarei stata io a parlargli per prima.
Se era per me potevamo semplicemente non rivolgerci più la parola.. dio, no, lo guardai.
Quei suoi occhi azzurri come due diamanti mi incatenarono per diversi secondi, poi arrossendo abbassai lo sguardo.
La cosa più brutta era che mi guardava ancora con ostilità, quando in fondo io non gli avevo fatto niente.
Dovevo essere io quella arrabbiata, quella che lo guardava fulminandolo, quella indifferente e invece mi ritrovavo sempre e solo a guardarlo di sottecchi senza farmi scoprire da nessuno.
Nina mi prese a braccetto e seguimmo il gruppo che si stava avviando all’uscita dell’hotel.
“Hai idea di quel che comprarti?” le chiesi.
“Vedo al momento” mi rispose raggiante.
Così il pomeriggio passò veloce, tra scherzi, risate e i miei mille flash. Erano veramente tutte persone fantastiche e divertenti. Si prendevano in giro l’una con l’altra ma senza prendersela, capendo lo scherzo.
Per la prima volta ero felice di aver assecondato Ian in quella messa in scena, in questo modo avevo conosciuto persone veramente belle. Ogni ragazza sarebbe voluta essere al mio posto e ne ero cosciente.
Ad un certo punto Kayla si fermò in un giornalaio per comprare delle riviste.
“Chissà che si dice di noi in questi giorni?” chiese con un pizzico di ironia.
Entrò e l’aspettammo tutti quanti fuori. Molti fumavano e altri si sistemavano meglio i cappelli e le sciarpe per non farsi riconoscere.
Dopo pochi minuti Kayla uscì con tre riviste in mano e si diresse verso Ian. Non mi avvicinai anche se notai che nella copertina ci dovevo essere anch’io.
“Vado a sentire e poi ti riferisco” mi disse Nina al mio fianco, capendo che io non mi sarei mai avvicinata ma morivo di curiosità.
Annuii mettendomi seduta su una panchina lì vicino e prendendo in mano la mia Reflex.
Ero presa dal riguardare le foto che non mi accorsi della persona che si era seduta vicino a me. Quando alzai lo sguardo sussultai alla sua vista.
“Sei bellissima quando sei assorta nei tuoi pensieri” mi disse sorridendomi.
“Grazie” e arrossii visibilmente.
“Ti vedo un po’ tesa oggi”.
“Si nota?” chiesi subito alzando lo sguardo. Se ne era accorto anche Ian? Perché in lui non vedevo nessun segno di cedimenti mentre in me era così palese?
“Io l’ho notato” disse avvicinandosi al mio orecchio, “per questo ti ho preparato una sorpresa” mi sussurrò.
Sobbalzai, “una sorpresa?”
“Sì, alle nove di fronte la porta della tua camera e avverti Nina che non tornerai a dormire questa notte”
Rimasi senza parole, provavo un misto di felicità e scontento.
Volevo lasciarmi tutto alle spalle e aggrapparmi a lui, ma avevo anche una gran voglia di rimanere sola e piangere, senza nessuno che mi veniva a chiamare o che voleva parlare con me per confortarmi.
“Ehi, ti faccio il.. oh, ragazzi scusate” si intromise Nina.
“No, dai, sono curiosa di sapere che cosa si vocifera” dissi io alzandomi dalla panchina, dirigendomi verso di lei e lasciando Paul lì, da solo.
“Ma sei sicura che..”, ma la strattonai portandola via.
“Dimmi tutto!” le dissi abbastanza lontana da tutti.
“Non capisco perché non volevi rimanere lì con Paul però.. Allora, sul primo magazine c’erano molte foto della premièr di ieri sera e poi c’era un titolo enorme con scritto “Che ne pensate della nuova fiamma di Ian Somerhalder?”” disse ridendo. “Non fanno ridere?” aggiunse.
“Continua” la intimai.
“Poi nel secondo.. bhè, ci sono delle immagine tue e di Paul di ieri sera e lì i giornali hanno scritto qualcosa di velenoso qua e là del tipo –Wesley ruba la ragazza a Somerhalder? Aria di crisi nel gruppo-”
“E Ian che faccia ha fatto?” chiesi tutto d’un fiato.
“Non ha voluto sentire altro e si è allontanato” disse con voce bassa, quasi si sentisse in colpa.
“Non lo capisco” dissi affranta.
“E io meno di te ultimamente, ma il mio consiglio lo sai, buttati tra le braccia di Paul e scordatelo. Lascialo ai suoi sbalzi d’umore, è addirittura patetico secondo me” disse abbracciandomi.
“Lo dici solo per rincuorarmi” e le sorrisi grata.
“No, lo penso veramente, tesoro mio” e mi abbracciò ancora più forte.
Ian ci raggiunse dopo una mezzoretta con una birra in mano. Vidi Zach avvicinarsi a lui, ma evidentemente lo mandò subito via perché con aria scocciata lo lasciò nuovamente da solo.
Mi dispiaceva vederlo così e non capivo proprio cosa gli prendeva. Forse Zach aveva ragione, forse era geloso di me e Paul, ma per quale motivo? Quella gelosa dei due ero sempre stata io e sinceramente ero anche molto più brava di lui a non darlo a vedere.
Con i miei fiumi di pensieri entrai in un negozio seguita da Candice.
“Bella scelta” mi disse euforica.
“Amo questo negozio” aggiunse poco dopo.
Le sorrisi educata benché non sapevo neanche in che negozio ero entrata troppo presa dalle mie paranoie.
Subito però vidi un vestitino che attirò la mia attenzione. Era veramente molto carino, blu elettrico e nero.
Improvvisamente sentii una mano su un fianco e mi girai di scatto.
“Mi dispiace per questa mattina” disse con voce sensuale e bassa a pochi centimetri dal mio viso.
Stavo per rispondere che al suono della sua voce mi era passato tutto, che ormai era acqua passata, che non mi importava, che ora l’unica cosa importante era perdermi nei suoi occhi azzurri, ma riuscii a riprendermi appena in tempo per mordermi la lingua e riprendere un po’ di autocontrollo.
“Pensi di cavartela così?” dissi acida scansandomi dalla sua presa e rimettendo al suo posto il vestito.
“Scusa, ero incazzato per delle mie ragioni e me la sono presa con te” continuò.
Sogghignai amaramente e mi girai per guardarlo in faccia.
“Sai, Ian, una volta io ero colei con cui ti potevi sfogare, colei che ti abbracciava se eri triste, colei che ti aiutava per qualsiasi problema, colei che non guardavi mai con odio o ribrezzo. Invece ora sai solamente farmi soffrire e.. sfruttarmi e la cosa che fa più male è che non te ne accorgi” dissi con voce bassa, tranquilla, che non tradiva nessuna emozione.
Mi accorsi che lui rimase per un po’ pietrificato e fui soddisfatta perché finalmente le mie parole gli erano arrivare, finalmente le mie parole non gli scivolavano addosso come se niente fosse, poi mi accarezzò una guancia e avvicinandosi mi baciò la fronte.
“Lo so, vorrei potermi far perdonare” mi disse abbracciandomi.
“Allora lasciami andare a Convington, lasciami riprendere i miei battiti, ci rivediamo al ritorno” dissi sentendo le lacrime che volevano uscire, di nuovo.
“No, non posso”.
“Perché?”
Non rispose subito, vidi che aprì la bocca, ma la richiuse subito, ripensandoci.
“Perché mi servi, che domande sono?” disse scoppiando a ridere improvvisamente, cambiando tono di voce.
Lo allontanai da me per guardarlo in faccia.
“Come?” gli chiesi disorientata, gli servivo per cosa?
“Ricordi il patto per cui mi hai seguito fino a qui?”
Annuii a bocca aperta e pregai che fosse tutto solamente un brutto incubo.
“Cosa diranno i giornali se ti vedranno ritornare a Convigton da sola? E poi Natalie?”
Sbattei per un attimo le palpebre non credendo alle mie orecchie, infine reagii.
“E cosa direbbe la stampa di questo?” gli chiesi dandogli uno schiaffo e andando via.
Sentii lui urlarmi dietro, "Hai ragione, mi servi solamente!"
Chiamai un taxi e me ne andai, senza sapere dove.