Titolo: Jealousy
Autore: adolescent »
Personaggi: Il cast di TVD, nuovo personaggio
Raiting: Giallo ùù
Avvertimenti: Ed ecco a voi il seguito (:
Comparità finalmente Nina, un altro personaggio importante per questa fanfiction!
Quarto Capitolo."Is she your girlfriend?"
"Oh, yea."-Prima Parte-
"Svegliati, dai, dormigliona!"
Una voce bassa mi svegliò, mugugnai e mi girai dall'altra parte. Stavo sognando, era evidente.
"Forza, abbiamo una cosa da fare" continuava la voce.
Nascosi la testa sotto il cuscino, non era possibile che mi seguiva dappertutto, dovevo smetterla di sentirlo e vederlo ovunque.
Sentii una mano scostarmi i capelli dal collo e con un dito farmi il solletico. Mi nascosi sotto le coperte, non avendo capito ancora la situazione.
"Do fuoco al tuo armadio se non ti svegli, e lo sai che se lo dico lo faccio!" mi minacciò.
Mi alzai immediatamente.
"No, i vestiti no, tutto ma i vestiti no!" urlai spalancando gli occhi.
"Buongiorno principessa" e tranquillamente mi diede un bacio sulla guancia.
Quando il mio cervello capì e mise a fuoco la situazione urlai.
"Che cosa ci fai qui? Come hai fatto ad entrare?" dissi con voce stridula.
Ian tirò fuori dalle tasche un mazzo di chiavi e me lo sventolò davanti agli occhi.
"Ricordi?! Me lo avevi dato un po' di tempo fa.." disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Mi morsi il labbro arrabbiata.
"Ah, mannaggia a me e a quando mi viene in mente di darti le chiavi di casa!" piagnucolai come una bambina piccola sbattendo i piedi sul pavimento.
"Su su, non fare i capricci, vestiti e andiamo!"
Presi dei vestiti dalla sedia della scrivania e glieli tirai in faccia.
"Pravacy, please" gli dissi con un sorriso a trentadue denti finto più che mai e spingendolo fuori dalla stanza.
Chiusi la porta e mi appoggiai ad essa fissando fuori dalla finestra. Cosa voleva oggi? Mi avrebbe fatto diventare pazza, ne ero certa.
Andai verso lo stereo e accesi la radio, sicuramente la musica mi avrebbe rilassato un po'. Era stato un risveglio traumatico, non ero più abituata alle sue entrate in casa.
"Lisa che ne dici di man.." Ian si fermò davanti alla porta del bagno vedendomi con l'accappatoio, qualcosa che assomigliava ad una crema verde spalmata sul viso e due cetriolini sugli occhi.
"Ehm.. Lisa? Stai bene?" mi disse avvicinandosi.
Avevo le cuffiette delll'i-pod al massimo volume sulle orecchie così mi sgrullò una spalla. Mi caddero i cetriolini e anche una cuffietta.
Lo guardai stordita e poi urlai.
"Ehi", mi disse preoccupato, "calma, sono io!"
"Apposta! Che ci fai qui?" dissi preoccupata.
"Ieri mi hai dato le chiavi di casa così ho pensato di farti una sorpresa" disse sprizzando gioia da tutti i pori.
Dal mio viso l'espressione cambiò, da preoccupata a delusa.
"Ah.."
"Un po' di entusiasmo cavolo, ti ho portato anche Factory Girl e il gelato" disse facendomi vedere la busta sempre con la sua espressione idiota.
Improvvisamente mi resi conto che avevo solamente l'accappatoio, per di più mi era sceso un po' sulla spalla destra, e arrossii diventando quasi violacea.
"Uh, sì, fantastico, emozionante, veramente stupendo! Se non ci avevi pensato tu lo avrei fatto io", dissi spingendolo fuori dal bagno e chiudendogli la porta.
"Elisabeth, ma che.." provò a dirmi.
"Aspetta almeno che mi vesta!!" urlai quasi isterica.
Sentii la sua risata cristallina che mi fece brillare gli occhi.
"Ti porto la tuta?"
"Saresti un vero tesoro!"
"Però dopo ci vediamo il film".
"L'hai preso il bacio?"Ritornai in me riprendendomi dal flashback, da quel giorno entrava sempre in casa mia quando voleva, però dopo che se ne era andato da Convigton avevo perso quasi l'abitudine.
Fuck you di Lily Allen mi svegliò del tutto portandomi un pizzico di felicità.
Mi avvicinai all'armadio ballando e rovistai per cercare un vestitino adatto. Mi balzò all'occhio un vestito bianco che mi aveva regalato Ian, era carino e largo, niente di elegante.
Ci abbinai delle calze rosate e delle collane per riempire il tutto.
Mi specchiai e mi piacque. Mi misi le scarpe, spensi lo stereo e uscii dalla stanza.
Lui era appoggiato al muro e mi imbambolai a guardarlo. Mi chiesi se la Smith quando aveva descritto Damon non aveva già in mente lui.
"Cel'abbiamo fatta" disse scocciato alzando gli occhi al soffitto.
"Le ragazze hanno bisogno di tempo!" e gli diedi un leggero pugno sul braccio ridendo.
Sorrise anche lui, sembrava di fretta quella mattina e quando lui lo era diventava addirittura acido, quasi insopportabile.
"Vado un attimo in bagno", mi prese immediatamente per un polso.
"Dove vai?!"
"Io dovrei tr.."
"Stai benissimo così, non capisco, voi ragazze e la vostra mania di truccarvi" disse sbuffando e trascinandomi fuori per un polso.
"Ehi, almeno fammi prendere un caff.." cercai di ribellarmi, ma lui non mi fece finire la frase.
"Ti ho preso io un cappuccino e anche una brioche, è in macchina!" e chiuse il portone di casa.
Feci in tempo a prendere almeno il giubbetto.
Perchè mai tutta quella fretta? Sbuffai e feci velocemente le scale.
"Mi potresti anche lasciare adesso sai?" Non aveva mai levato la sua stretta dal mio polso fin troppo fino per le sue grandi mani.
In risposta tolse la stretta, mi aprì la portiera ed entrai.
Durante il viaggio mi mangiai la mia brioche e bevvi il cappuccino che mi aveva preso.
Non avrei mai pensato che lo avrebbe fatto, da lui ormai non mi aspettavo più nulla perchè mi aveva sempre delusa. Lo avevo sempre lodato e visto come una figura da imitare, ero anche di molto più piccola di lui e quando l'avevo visto per la prima volta a scuola avevo subito provato una forte voglia di conoscerlo, attrazione.
Mi ero sempre aspettata il massimo, ero innamorata e a volte esserlo ti fa essere cieco. Io lo montavo troppo e quando ha iniziato a deludermi sono crollate tutte le mie difese, non mi aspettavo più nulla da lui così mi avrebbe sempre sorpreso.
Ma anche in questi pensieri, anche nel non lodarlo c'era sempre un senso di protezione verso di lui, lo amavo e lo facevo tutt'ora. Cieca ero e cieca rimanevo, ma dal suo debutto avevo iniziato a soffrire un po' di più e la sofferenza fa aprire gli occhi a tutti, almeno un poco.
"Wow, oggi è un giorno speciale?" dissi ridendo, allontanando i pensieri.
"Più o meno" rispose vago, ma ridendo, quello l'avevo notato.
Aprii il finestrino e mi lasciai svegliare dall'aria fresca mentre sfrecciavamo per la città.
Chiusi gli occhi e provai a pensare a tutto tranne che a lui; inutile. Più lo volevo e più lo facevo. Era il mio incubo.
Poco dopo fermò la macchina in un ampio parcheggio dove c'erano solamente poche macchine. Scesi e mi guardai intorno per individuare il luogo, ma non avevo la più pallida idea di dove ci trovavamo. Sembrava di stare in periferia, lontano dal centro e dai rumori della città.
"Che ci facciamo qui?" chiesi alzando un sopracciglio.
"Dai vieni" mi disse sorridendomi, si mise gli occhiali da sole e mi prese per mano.
Quel contatto fece bruciare la mia pelle, la mia mano fredda a contatto con la sua che al contrario era caldissima mi fece venire un brivido. Dovevo ancora spiegarmi il suo comportamento, quel giorno non l'avevo capito.
Arrivammo fino all'entrata di uno studio dove entrammo, dentro era grande con un divano di pelle nera appoggiato alla parete destra e varie piante qua e là. Davanti a me c'erano varie porte e Zach Roerig appoggiato ad una di esse.
"Sempre l'ultimo, eh?" gli disse dandogli una pacca sulla spalla.
"E' questo scricciolo qua che mi ha fatto arrivare in ritardo!" rispose ridendo.
Lo guardai male, non era colpa mia se mi piombava a casa senza avvisarmi dicendomi di vestirmi immediatamente.
"E nemmeno mi hai fatto truccare" e gli diedi una spintina sbuffando.
Lui non mollò la presa dalla mia mano e non capii.
Dalla porta sinistra si affacciò anche Nina Dobrev che ci sorrise gentile.
Lei uscì e si chiuse la porta alle sue spalle.
"Vado un attimo in bagno, non ho fatto neanche in tempo a truccarmi questa mattina!" disse scocciata, ma con un sorriso sulle labbra.
Zach e Ian scoppiarono a ridere guardandomi e io gli feci una linguaccia.
"Posso venire con te?" le chiesi.
Subito mi guardò titubante, era stata presa in contropiede.
"Certo!" mi disse infine, sorridendomi.
Andammo insieme in bagno restando tutte e due mute.
Una volta davanti allo specchio iniziò lei, fortunatamente.
"Sei Elisabeth, giusto?"
"Ehm, sì piacere!" dissi titubante. Anche se ero più grande di lei, quella piccola ragazza mi metteva un po' in soggezione.
"Nina, piacere!" mi disse mettendosi il mascara.
"Ti metti solamente l'eye-liner e il mascara?" mi disse quasi scioccata.
"Sì, perchè?" le chiesi curiosa.
Lei scoppiò a ridere e io arrossii.
"Scusami, non è per prenderti in giro, anzi, hai una pelle così bella.." mi disse mentre si mise il fondotinta.
"Guarda che non cel'hai male neanche tu!"
"Grazie, a volte non mi metto nulla, ma altre non posso proprio farne a meno!" mi confidò.
Mi appoggiai al lavandino aspettandola, aspettando anche che continuasse a dirmi qualcosa, non ero una ragazza che iniziava a fare domande, poi stavo parlando con Nina, non con una ragazza qualsiasi.
Forse mi metteva in soggezione perchè era famosa, non sapevo se fargli domande troppo intime, avrebbe potuto guardarmi male, ma sembrava una ragazza molto aperta e simpatica.
Mi misi a ridere del mio stesso pensiero.
"Che c'è?" mi chiese curiosa.
"No, niente" divagai.
"Eh dai, adesso sono curiosa!" disse raggiante.
"Stavo pensando che sembri una ragazza molto simpatica"
"Non prendermi in giro!" mi sgridò aggrottando le sopraciglia, ma poco dopo scoppiò a ridere.
Ridemmo insieme divertite.
Uscimmo dal bagno e ritornammo alla stanza principale. Poco prima di entrare nella sala da dove era uscita mi fece l'occhiolino.
Ian mi riprese per mano ed entrammo insieme in quella benedetta stanza. Rimasi fulminata, incantata era la parola migliore.
C'erano milioni di fotografi e giornalisti e tutto il cast seduto intorno ad un tavolo rotondo.
Mi sentii di troppo, che ci facevo io lì in mezzo? Niente. Non ero una comparsa, un'attrice, un tecnico. Niente.
Eppure erano tutti sorridendi, incuranti della mia presenza. Era molto meglio così, altrimenti avrei rischiato di diventare rossa come un peperone in mezzo a tutti.
Ian si sedette vicino a Nina e io al suo fianco. Rimasi sempre con lo sguardo basso, era evidente che si trattava di una conferenza stampa e io non centravo nulla, ma alzai improvvisante il capo quando sentii una domanda bizzarra.
"Somerhalder, è lei la tua ragazza? O dovrei dire nuova ragazza?" disse una giornalista tra la folla calzando sulle ultime due parole.
Cercai di individuare la persona da cui derivava la voce, ma senza riuscirci, l'avrei voluta uccidere.
"Oh, sì!" rispose lui divertito e io mi girai improvvisamente per guardarlo.
Cosa aveva risposto? Come aveva risposto? Ma era stupido?
Mi guardai intorno, mi stavano tutti osservando, ma quegli occhi verdi che mi inchiodarono alla sedia erano i più strani, quasi accusatori, ed erano quelli di Paul.
Se uno sguardo poteva uccidere, il suo l'aveva fatto.
Lo guardai cercando di capire perchè proprio quello sguardo schifato, ma non capii, cercai di sorridergli ma lui guardò immediatamente da un'altra parte.
Così guardai Ian che mi stava fissando con un sorriso stampato in faccia, ma che voleva?
Gli avrei dato volentieri uno schiaffo, ma mi ricordai dei fotografi e dei giornalisti.
Già mi immaginavo i titoli giganti sui giornali: "La ragazza di Ian Somerhalder è una tipa manesca" con la foto dell'accaduto, ma così che sarebbe uscito?
"Ian Somerhalder colpisce ancora"?
Dove mi stava portando? Dove stavo andando?
Sorrisi debolmente e sentii di nuovo la sua mano sulla mia, calda come al solito.
Chiusi un attimo gli occhi per schiarirmi le idee, stavo andando in una via senza sbocchi, un angolo, un muro. Dove sarei scappata? Volevo una via d'uscita.
Mi alzai bruscamente facendo rumore con la sedia e me ne andai.
"Scusate" farfugliai e scappai via dalla sala.
Uscii all'aria aperta e respirai profondamente. Che mi stava prendendo? Avevo giurato di aver sentito quasi il panico impadronirsi del mio corpo.
Mi sedetti sul marciapiede e mi presi la testa tra le mani.
Le lacrime non scorrevano, non riuscivo a piangere, un mio difetto; piangevo raramente e anche quando ne sentivo il bisogno non ci riuscivo.
Però stavo tremando dal nervoso.
Non so per quanto rimasi in quella posizione, ma improvvisamente sentii dei passi dietro di me.
Non mi girai, non mi importava chi era o cosa voleva, non mi importava nulla in quel momento.
Si sedette vicino a me e sentii accendersi un accendino.
"Vuoi una?" mi chiese una voce famminile che avevo già sentito porgendomi un pacchetto di sigarette.
"Grazie" risposi piano afferrandone una.
"So che non ci conosciamo e che non sarò la prima a cui chiederai mai una spalla su cui piangere, ma se ne hai bisogno lei c'è", mi colpirono quelle parole.
Erano così sincere, così vere che sentii finalmente delle lacrime farsi spazio tra le mie ciglia.
Le ricacciai da dove erano venute e feci un tiro nervosa. Silenzio, nessuna delle due parlava e lei l'aveva capito che in quel momento era meglio così.
Senza pensarci appoggiai la testa sulla sua spalla.
"Sul serio, grazie Nina".
La vidi fare l'ultimo tiro, lanciare via la sigaretta e buttare fuori un po' di fumo.
"Per così poco?" mi disse sorridendomi, mostrando la sua dentatura perfetta.
E mi mise felicità, vederla sorridere in una situazione come questa e comportarsi così amichevolmente mi rendeva felice.
"E' snervante vero?" mi chiese ritornando seria e guardando il sole alto nel cielo.
Stranamente era una bella giornata con un sole tiepido.
"Chi, Ian?"
Lei mi fece segno di sì con la testa.
"Sì, sta pretendendo troppo da me" sentii la mia voce tremare.
"Ma gli vuoi bene giusto?"
"Esattamente".
"O qualcosa di più?" mi chiese titubante, forse non voleva risultare un'impicciona.
Feci un gran respiro e risposi.
"Qualcosa di più".
"Non ha il diritto di sfruttarti così, eppure.." disse dopo una breve pausa.
"Eppure?" chiesi curiosa.
"Eppure ho come l'impressione che ti faccia piacere, nel tuo inconscio tu lo vuoi."
La guardai corrugando la fronte, non capivo.
"Certo, preferiresti una relazione normale, ma ormai lui è quello che è ora e l'unico modo per starci un po' più insieme è questo".
Mi morsi un labbro, aveva ragione, nel mio inconscio lo volevo tutto questo, sennò gli avrei detto semplicemente no. Lui se ne sarebbe trovata un'altra e non l'avrei più rivisto per chissà quanto tempo.
"Quindi?"
"Quindi potrà sembrare stupido e masochista, e in fondo noi donne un po' lo siamo, ma goditi questo gioco, perchè è questo che è per lui, un gioco. Giocate insieme, non dico di illuderti, ma di divertirti."
"Non è così semplice".
Scoppiò a ridere.
"Non ho detto questo, ma non capisci che così facendo gliela stai dando vinta? E' quello che vorrebbe lui. Credo che gli piaccia stuzzicarti; invece no, devi mostrarti superiore a questo!" sembrava convinta, aveva iniziato a gesticolare e si mise un ciuffo di capelli ribelli dietro l'orecchio.
"E come?"
"Sei intelligente, per questo arrivaci da sola" e si alzò andandosene.
"Ci rivediamo no?!" mi chiese fermandosi una volta aperto la porta per entrare.
"Certo" e le sorrisi, un po' malinconicamente.
Aveva maledettamente ragione.
Guardai di nuovo quel sole tiepido di dicembre e mi alzai.
Intanto avevo un'altra cosa da fare.